QUEL CHE SARA' DELLE VOSTRE CRITICHE A MATTARELLA
- IL PAMPHLET
- 28 mag 2018
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 29 mag 2018

Un forte e assordante rumore silenzioso mi travolge da ormai 24 ore. 24 ore, le più dense che io abbia passato dall’inizio del 2018. 24 ore più dense finanche del 4 marzo 2018, il giorno in cui si votava, il giorno in cui esprimevo per la prima volta il mio piccolo pezzettino di sovranità popolare. Ecco vedete, ho usato questo termine ‘’sovranità popolare’’ non di mio comune utilizzo, se non nelle ore in cui seguo il corso di diritto costituzionale all’università. Eppure l’ho usato, perché mi risuona nella testa facendomi battere le tempie da 24 ore, questo come tanti altri termini, risuonano perché la mia testa è permeata di voci assordanti, che hanno lo stesso suono emesso da una campana che suona a morto in un paesino silenzioso. E’ una voce, un unico coro per meglio dire, di urla ovattate. E’ il rumore emesso come un gemito trapanante, distillato di 84 giorni bui come le notti senza luna.
E io cosa ho fatto in questi 84 giorni? Com’è che mi sono sentito? Se potessi trovare una metafora, sarebbe quella di un uomo che lentamente sprofonda in una pozzanghera fangosa di sabbie mobili. Un uomo immobilizzato e agognante. Nell’epilogo della vicenda però, quest’uomo con forte fermezza e lucidità trova il modo di appigliarsi a un ramoscello e a liberarsi lentamente dalla morsa delle sabbie mobili. Ed uscito dalle sabbie mobili, grondante di stanchezza e con pacata affannosità riesce a dire una cosa: ‘’voi non mi avrete’’, rivolgendosi alle sabbie mobili.
E’ ciò che dico anche io, ‘’voi non mi avrete’’, rivolgendomi alla massa di mediocri, la stessa che per le ultime 24 ore ha assillato il mio cranio.
Ma voi realmente credete che ne uscirete indenni da questa situazione? Realmente credete che sia un gioco a chi la dice più grossa? E seriamente pensate che ne uscirete tutti assolti?
No, miei cari, nessuno ne uscirà assolto da questa situazione, saremo tutti vittime del boomerang che avete lanciato con le vostre futili parole.
Ieri sera stavate quasi riuscendo ad averla vinta, voi e le vostre convinzioni avvalorate con le più colorite tesi sulla costituzione. Ci stavo rinunciando, dopo aver costatato con grande sconforto che la rabbia si stava riversando sulla più alta carica dello stato. Una rabbia cieca, irrazionale, che in questi 84 giorni ha travolto chiunque, e in ultimo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Stavo per buttare le armi, stavo per stendere sul balcone il lenzuolo più bianco che avevo in casa mia. Ma poi mi sono detto che non potevo arrendermi all’assordante rumore che martellava le mie tempie. E oggi combatto di nuovo, e chiedo a tutte le persone che si sono sentite come me di combattere. Di unirsi contro il coro della mediocrità.
E quindi ribatto, ma non vituperando ancora un po’ la nostra costituzione perché né ne avrò l’intenzione, né tantomeno il bisogno, provando invece a giocare ad un gioco diverso dal vostro e sicuramente più efficace.
Parlerò quindi di storia, dicendo come sia già accaduto altre volte che un Presidente della Repubblica non fosse d’accordo con la squadra di governo:
- 1979: Sandro Pertini è Presidente della Repubblica e Francesco Cossiga si appresta a diventare Presidente del Consiglio e nella squadra di ministri prevede Clelio Darida al ministero della Difesa. Cossiga giunge a compromesso con il Colle e la storia ci dice che sarà Attilio Ruffini il ministro in quel dicastero.
- 1994: Oscar Luigi Scalfaro è Presidente della Repubblica e Silvio Berlusconi si appresta a diventare presidente del consiglio. Nella lista aveva inserito come ministro della Giustizia Cesare Previti, il suo avvocato. Scalfaro non volle, la politica, che è compromesso, fece il suo corso e divenne ministro della Giustizia Biondi. Scalfaro non cedette.
- 2001: Carlo Azeglio Ciampi è Presidente della Repubblica, di nuovo Silvio Berlusconi si appresta a diventare Presidente del Consiglio, vuole nominare alla Giustizia Roberto Maroni, il Presidente Ciampi evita che ciò avvenisse, appellandosi all’art. 92 della Costituzione.
- 2014: Giorgio Napolitano è presidente della Repubblica, Matteo Renzi propone la squadra di governo, propone ministro alla Giustizia il procuratore Grattieri, la storia invece ci dice che divenne ministro alla Giustizia Andrea Orlando.
Parlerò di ciò che in questi giorni è accaduto in Quirinale. Qualcuno ha voluto dare l’idea di un Presidente della Repubblica dispotico e autoritario, che è andato contro la stessa carta di cui deve farsi garante. E invece non è così. Mattarella ha cercato di mediare, di trovare un compromesso, così come fecero i suoi predecessori. Più di una volta in seduta con Conte, ha cercato di farlo protendere per un ministro dell’Economia che fosse meno estremo sia nella linea di pensiero che nella volontà di applicare quel pensiero. Perché il nostro presidente della Repubblica ha cercato di far comprendere a Conte e a tutto il paese che nei momenti tumultuosi v’è bisogno di tutto, tranne che di persone ancor più tumultuose.
A tal proposito ha per tante volte ribadito fra le mura del Quirinale che al posto di Savona poteva diventare ministro Giorgetti, nome molto conveniente per il ‘’governo del cambiamento’’, spalla destra di Matteo Salvini. A quanto pare il messaggio di Mattarella non è stato recepito, tanto che Conte e la sua squadruccola sono rimasti fermi sulle loro posizioni così come farebbe un bambino capriccioso alle prese con una battaglia a suon di gemiti e lamenti con la propria mammina.
Ma in fondo conte era solo un burattino. I burattinai invece sapevano ciò che stavano facendo. Stavano cercando il casus belli. Erano consci che dopo l’ennesimo invito a modificare la lista dei ministri, sarebbero usciti dal colle inveendo contro la più alta carica dello stato. E le cose sono andate così come volevano i burattinai perché ai burattinai non conveniva realmente questo governo.
I burattinai hanno solcato l’onda perché il loro obiettivo è quello di giungere a nuove elezioni. E chi è di larghe vedute mi capirà quando dico che da ieri sera i burattinai hanno dato l’avvio ad una nuova campagna elettorale. Hanno trovato un nuovo nemico, sono riusciti a far credere a tutti dell’esistenza di questo nemico e hanno riiniziato il loro lamento, la loro nenia. Una nenia che a me che ho l’orecchio allenato sa tanto di ipocrisia, tanto che l’unica figura che riuscirebbe ad raffigurarli in questo momento sarebbe quella della Prèfica (consulta Wikipedia).
Ancora una volta i vostri amici del cambiamento sono stati capaci di rigirare il contenuto di quelle sedute al Quirinale. E il punto di rottura oggi giunge non perché la costituzione sembri non funzionare più. Bensì perché quattro scapestrati al potere hanno rimpinzito una nazione intera facendo credere che si deve dire e urlare di tutto, contro ‘’caste’’ e ‘’ladri’’ poco inquadrabili. E quindi da lì in poi ognuno ha avuto diritto di parola. Ognuno è interprete autorevole della alla costituzione. Ognuno può prendersela con il capo dello stato, anzi umiliarlo. Qualcuno ha fatto credere che si può urlare di tutto, tanto se si urla in tanti si é tutti assolti, come una grossa carovana di black block dalla quale fuoriescono molotov senza riuscirne a captare i colpevoli. Vigliacchi. E voi, stupidi ignari, contribuite a rendere sempre più alta l’onda che questi quattro scapestrati stanno serfando con la loro bella e lucida tavola da surf, che poggia su un mare di mediocrità.
E questa battaglia prosegue alternativamente su due gradini. Il gradino più in alto, quello dove risiedono i burattinai Matteo Salvini, Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista (la cui fuoriuscita dal sacco di patate era quotata a 1.01), Giorgia Meloni; il gradino più in basso, quello degli ammocconi, quello della plebe rimpinzita al grido di ‘’a casa la casta’’.
E mentre sul gradino alto si fa una battaglia per degli intenti di egemonia che sono tutt’altro che gli interessi delle classi deboli, sul gradino in basso ci sono gli sfruttati, la massa che si unisce alle grida strumentalizzanti provenienti dall’alto, questa volta indirizzata contro Mattarella sotto un unico grande slogan in grassetto ‘’Impeachment’’, che inconsapevolmente contribuisce alla creazione di un nuovo sistema di governo: la Mediocrazia.
Michele Messere
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