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PUPI AVATI A POIETIKA, OVVERO IL PRIMO SEMAFORO ISTALLATO IN ITALIA NEL 1925.

  • Immagine del redattore: IL PAMPHLET
    IL PAMPHLET
  • 6 mag 2018
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 7 mag 2018



Pupi Avati alla serata conclusiva di Poietika.

C'è una scena fra quelle tagliate dal film ''La grande bellezza'' di Paolo Sorrentino, che è visibile nella versione integrale uscita poco più di un anno fa. In questa scena c'è Jep Gambardella, il protagonista, che intervista un regista, il quale regista racconta un aneddoto che gli sarà di ispirazione per il prossimo film che deve realizzare: quando era giovane a Milano istallarono il primo semaforo in Italia, era il 1925 e lui , all'epoca bambino, era lì con il padre. E la cosa di questo evento che lo colpì fu una folla intera di persone radunate con occhi increduli avanti a queste lucine del semaforo.

''Ma capisce?''- al termine del racconto il regista si rivolge a Gambardella - ''una folla radunata per vedere un semaforo!'', e poi conclude ''...che bellezza, che grande Bellezza!''.

E ieri a Poietika è avvenuto un miracolo simile, non per somiglianza degli eventi, questo è chiaro, bensì per ciò che questi due eventi apparentemente diversi hanno suscitato. Ciò che accomuna l'evento raccontato dal regista nel film e l'evento reale di ieri sera é il sentimento.

Il tema di quest'anno di Poietika è stato la bellezza, ed in tanti si sono susseguiti fra scrittori, economisti, professori, per raccontare la loro personale visione di bellezza.

E ieri in ultimo, è stato il turno del regista Pupi Avati.

In una Gil da ''tutto esaurito'' , l'evento di ieri stasera ha stregato le fila dei posti a sedere dalla prima all'ultima .

Pupi Avati è stato un po' quel primo semaforo istallato in Italia. Una ''folla'' di persone radunate per assistere ad un evento culturale, sono rimaste stregate dalla carismatica presenza del regista,in questo caso reale e in carne ed ossa, che ha saputo intrattenere il pubblico attraverso aneddoti di vita vissuta unici ed a volte anche inimmaginabili.

E per due ore, all'interno dell'auditorium si sono susseguiti momenti di silenzio assoluto ad attimi di incontrollata ilarità, grazie alle parole di Avati, che hanno saputo stregare la platea. Era come se si stesse assistendo ad un incantatore di serpenti che attraverso il suo strano clarinetto, porta il serpente in uno stato ipnotico. Ieri sera però nell'auditorium non vi era nessuno strano clarinetto e nessun incantatore, se non Pupi Avati e la sua voce. E in questo clima di attenzione devota alle parole e agli aneddoti del regista si è compiuto il desiderio degli organizzatori di Poietika, quello di far passare al pubblico un'idea di Bellezza. La Bellezza, ieri, si è sentita realmente, non attraverso idee astratte o ampie iperboli discorsive. Si è realizzata, si è concretizzata. Era nelle bocche spalancate e negli occhi del pubblico che riflettevano la luce puntata su uno dei maestri della regia cinematografica . Si è realizzata attraverso i sentimenti che si sono susseguiti negli animi dei Campobassani che ascoltavano questo Grande del cinema italiano. Perché la bellezza si propaga attraverso il sentimento e Pupi Avati ha fatto immedesimare la platea nei suoi sentimenti e i suoi stati d'animo grazie ai racconti degli eventi che per primi suscitarono determinati stati d’animo al maestro.


Milano, 1925. Viene istallato il primo semaforo in Italia.

In questo clima magico la si è avvertita la Bellezza, ne ho avuto una prova concreta: file di persone che provavano le stesse emozioni, negli stessi istanti, tutte rapite da una sola voce. E ne ho avuto la prova ulteriore quando, al termine della rassegna, in molti visi si apprestava a scendere qualche lacrima di commozione, derivata dalle incantevoli, spettacolari, meravigliose parole finali del regista.

Con ieri termina la seconda parte di Poietika , rassegna culturale baluardo dell'intraprendenza e dell'ingegno di pochi, che andando in controtendenza alle dinamiche da sgambetto, figlie dell'invidia, sono riusciti ad affermare un festival di cui ,a distanza di quattro anni dal suo inizio, se ne iniziano a sentire gli echi al di fuori dei confini regionali. E termina con un'esclamazione pari all'esclamazione del regista nel film premio oscar di Paolo Sorrentino: ''che grande Bellezza''.

Ma questa seconda parte termina con un auspicio.

L'auspicio è che questo sia solo l'inizio di una manifestazione che dovrà perpetuarsi nel tempo. E dico dovrà perché si sente l'esigenza di tale manifestazione.

In questi ultimi quattro anni ho avuto modo di assistere da vicino a tutti i vari eventi della kermesse, e se c'è una cosa che sicuramente si è palesata è la ''fame'' che ha una cittadinanza intera, alla quale per anni si sono negate rassegne culturali interessanti.

E Poietika non è la sola rassegna culturale degna di nota, ma può essere presa da esempio per tutte le varie manifestazioni che si sono esternate negli ultimi anni, grazie sicuramente all'attuale direzione della fondazione Molise cultura e al continuo lavoro di ricerca da loro svolto.

E quindi è alla speranza che ci si deve aggrappare, l'unica che possa porci in una prospettiva di un futuro migliore per questa regione. Consapevole che attraverso questa bellezza potremo salvarci. Una Bellezza che possa fare da argine all'odio che si é costretti a subire incessantemente giorno per giorno, da parte di anime fragili che non hanno più prospettiva e alle quali si sono tolti gli strumenti per riconoscerla, questa Bellezza.


Michele Messere



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