Per un pugno di...pistole
- IL PAMPHLET
- 15 apr 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 16 apr 2020
di Michele Messere - Pubblicata qualche giorno fa la delibera comunale con cui il comune di Campobasso aderisce al progetto ministeriale "Scuole Sicure" per la prevenzione del traffico di stupefacenti. Dal viminale € 29.032, di cui la metà saranno impiegati per l'acquisto di...pistole.

Non si tratta di un film di Sergio Leone, ne di un suo fallimentare remake. Non è la realizzazione del far west, certo è che il sentimento che ha fatto nascere l’ultima delibera comunale ha qualche istinto affine ad epoche a noi tra-passate. Pubblicata da qualche giorno è la delibera di giunta n.81 del 07 Aprile 2020 con cui il comune di Campobasso approva il progetto "Scuole Sicure", su proposta dell'assessore Simone Cretella. Con questa aderendo al fondo stanziato dal Viminale per la prevenzione ed il contrasto del traffico di stupefacenti nelle scuole. Peccato però che dei quasi 30 mila euro di fondi, la metà saranno utilizzati per l'acquisto di 15 pistole Beretta da consegnare agli organi di vigilanza urbana. Nello specifico infatti, stando alla delibera, 14 mila euro saranno destinati all'armamento, 13 mila per la copertura delle spese degli straordinari che il personale dovrà sostenere, e soltanto i restanti 1400 euro saranno invece disposti per le campagne di informazione e prevenzione.

Roberto Gravina ci tiene a ribadirlo “Nessun Far West, stiamo rafforzando funzioni di Polizia Locale a tutti i livelli” , ma che il comune non diventi un far west a seguito dell'acquisto di 15 pistole è lapalissiano. Meno lapalissiana è la contorta dinamica per cui prevenzione e repressione vengano a convergere in un unico elemento. Perché la dicotomia fra l'arma quale strumento repressivo e l’informazione come strumento preventivo è chiara, e anche soltanto pensare che si debbano armare i vigili urbani per dare compimento alla prevenzione dello spaccio è una contraddizione in termini. La prevenzione è tutto un altro tipo di battaglia, la si combatte con strumenti culturali persuasivi dove l’utilizzo di armamentari repressivi non trova né spazio, né logica, né ancora legittimazione. Soprattutto se l’azione preventiva bisogna declinarla nel delicato ambito scolastico dove germogliano nuove menti che assorbono la realtà circostante e ad essa reagiscono. Partendo dall’assunto che le nuove menti germoglianti devono muoversi in contesti sani, va detto che lo stesso “modo” con cui si insegna, insegna. La domanda a questo punto è la seguente: cosa si vuole insegnare agli studenti se per prevenire l’abuso e l’uso di sostanze stupefacenti si dotano i vigili urbani di armi da fuoco? È il giusto “modo” con cui la realtà adulta risponde al preoccupante fenomeno dello spaccio nelle scuole? Pensare al contrasto generazionale con mezzi di polizia rimanda ad quell'atavica convinzione del padre che corregge il figlio con le buone o con le cattive, quel "mazz e panell fann l figl bell, pan senza mazz fann l figl pazz", principio che al massimo poteva giovare al contesto rurale della provincia nella prima metà del secolo scorso, ma che oggi andrebbe una volta per tutte riposto finalmente nel cassetto dei vecchi cimeli, sempre che l'intento sia quello di costruire una società più aperta e meno puritana.
In realtà l'aspetto critico della faccenda, va ribadito, non sta nella dotazione al vigile urbano dell'arma da fuoco, ma nell'acquisto della dotazione attingendo da fondi che andrebbero utilizzati in tutt'altro modo. Ma tant'è, quella convulsa necessità di nuove e più concrete misure di sicurezza, dopo essersi diffusa in tutta la penisola, trova ora realizzazione anche nell’istinto del “lupo” campobassano. Campobasso che fino a ieri poteva affermarsi degna di essere rimasta l'unica città del capoluogo in cui i vigili urbani non erano ancora stati dotati di armi da fuoco. E non perché fossero carenti le risorse, le pistole furono infatti acquistate già in passato dalla giunta Di Bartolomeo, ma non si rese mai necessario il loro utilizzo grazie proprio alla professionalità degli organi di polizia urbana e grazie anche alla realtà criminale campobassana che mai hanno reso legittima qualsiasi occorrenza del mezzo da fuoco. Oggi invece si dota la vigilanza dell'arma e lo si fa, per assurdo, nell'ottica di un progetto che muove nelle realtà scolastiche, che certo non sono né galere, né piazze di spaccio.
Non sono mancate le risposte critiche da parte del Pd campobassano e finanche della Lega. E mentre Antonio Battista afferma “Senza entrare nel merito della scelta di armare la polizia municipale, siamo totalmente contrari all’idea che le risorse destinate a prevenire le dipendenze nelle scuole vengano usate per acquistare armi. Abbiamo un’altra idea di scuola, di società, di prevenzione”, Gravina ribatte: "Equazioni volutamente un po’ troppo forzate nel linguaggio e nei contenuti rispetto a quanto racchiude il progetto Scuole Sicure al quale il Comune di Campobasso ha aderito – ha dichiarato il sindaco. – Certamente le interpretazioni che si vogliono legittimamente dare delle azioni di una pubblica amministrazione, richiederebbero sempre, e non solo in questo caso, una lucidità e una trasparenza d’analisi che le frasi ad effetto evidentemente non posseggono." In realtà non è mai banale ribadire la necessità di un'analisi trasparente. E proprio per la necessità di una più lucida disamina, sollecitati dallo stesso sindaco, che voglio ora riportare alcuni dati sulla criminalità nella provincia campobassana degli ultimi anni.


Secondo il Sole 24 Ore se nel 2016 eravamo al 90esimo posto, sulle 106 province italiane, per numero di denunce ogni 100mila abitanti; nel 2019 le denunce sono diminuite e siamo scesi ancora più giù, al 95esimo posto. Una delle poche classifiche dove possiamo ritenerci fortunati di stare tra gli ultimi posti: in quattro anni, a quanto dicono i dati, le denunce sono diminuite. Stime che certificano di come nulla debba farci sentire in difetto di sistemi di sicurezza.
E se questi dati non dovessero bastare o se qualche occhio più attento dovesse dire di come il tasso delle denunce non basti da solo ad accertare la sicurezza di un dato territorio, ecco fornita una seconda diapositiva qui di seguito.

Secondo il rapporto sul territorio Istat 2020, pubblicato soltanto cinque giorni fa, la provincia campobassana resta fra quelle con il più basso tasso di delitti in materia di stupefacenti se confrontata con il resto della penisola (figura qui sopra).
Si badi bene, tutto ciò non vuol dire che si possa abbassare la guardia in materia di spaccio di stupefacenti. L'encomiabile lavoro svolto negli ultimi anni dal procuratore Nicola D'Angelo nel contrasto dello spaccio di stupefacenti sta dando i suoi frutti. Certo, sarebbe ancora più fruttuoso se ad esso si accompagnasse un vero progetto virtuoso per la prevenzione messo in campo dall'amministrazione comunale, per ora ancora offuscata dalle pressioni viscerali degli istinti popolari che chiedono sicurezza e la declinano in ogni tema, arrivando a percepire come equivalenti repressione e prevenzione. Ed anche se qualcuno potrà dire si tratti di una semplice caduta di stile, questa delibera è piuttosto la concretizzazione di una regressione culturale che proprio l'agire amministrativo dovrebbe esser capace di scongiurare anziché tramutare in atti giuridici.
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