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La mostra di Vaccaro alla Gil e l'immersione nel secolo breve.

  • Immagine del redattore: IL PAMPHLET
    IL PAMPHLET
  • 28 ago 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

di Michele Messere - Dalle foto in Francia sul calare della seconda guerra mondiale al Molise bucolico degli anni ‘50. E poi le foto iconiche per le riviste di moda che hanno fatto scuola. E ancora i nostri più grandi attori e registi: Mastroianni, Magnani, Pasolini, Fellini, Callas. Due presidenti americani, uno al suo insediamento (Kennedy), un altro ancora insospettabile (Nixon). E tanto tanto altro ancora. Una mostra che è una rivelazione.

Tony Vaccaro, fotografo 96enne all'inaugurazione della sua mostra negli spazi espositivi della Gil, Campobasso

Anna Magnani fa a braccio di ferro contro il pugile Ray Sugar Robinson. E qualcuno direbbe di averla vista vincere, perché cazzo era una donna forte, Anna! Non lo sappiamo chi vinse. Possiamo però immaginarlo, credere di essere lì in quell’istante, grazie ad una foto che è l’icona di un secolo, scattata da Tony Vaccaro ad Harlem. Era il 1953. 

È un secolo che ti avvolge, quello raccontato da Vaccaro, un secolo che ti prende e ti culla, un secolo confortante che ti riscalda. Guardi la foto di un soldato morto infagottato dalla neve, e pensi d’esser lui, ma non è la neve ad avvolgerti, è invece un secolo intero. Attimi di secondo, qualche centinaio, che sono un innesto e per una mezz’ora creano una memoria alternativa. E ti ritrovi in mezzo alla neve sul calar del conflitto mondiale. E subito dopo faccia a faccia col volto statuario e malinconico di Anna Magnani, che ti guarda, ti giudica e poi t’assolve. Fai qualche passo avanti e vedi Marcello Mastroianni pensieroso, poggiato su una fontana romana, che pare un soprammobile. 

E poi ancora Maria Callas e il suo amore perduto, Pasolini, sul set di “Medea”. E poi l’America: due presidenti, uno al momento del suo insediamento (Kennedy, 1961), l’altro che sarebbe poi stato protagonista del più grande impeachment della storia americana, ma nello scatto ancora insospettabile (Nixon, 1954).

E le diapositive per le riviste di moda, eleganti, nobili, minimaliste, faranno scuola. 

E ancora gli artisti: Pablo Picasso, Giorgio De Chirico, Marcel Duchamp. 

E infine una sezione riservata al “suo Molise”, quadretti bucolici che non si esulano dal raccontare lo stato di povertà in cui versavano i contadini disgraziati del meridione. Che sembra d’esser catapultati in “Rosso Malpelo” se non ci fosse l’elemento di disturbo, Bonefro, lì sullo sfondo delle diapositive.

Una mostra rivelazione, per chi non conosceva o conosceva poco i lavori di Tony Vaccaro, che ieri si raccontava in una Gil atipica, atipica perché piena, nonostante fosse agosto.


Qualcuno direbbe “una scommessa vinta”? No, io dico nessuna scommessa. Nulla dal carattere aleatorio. Questa come le altre mostre messe in piedi negli ultimi anni sono frutto di un lavoro ed un interesse costante nell’elevare la proposta artistico-culturale della città da parte di Antonella Presutti e della fondazione Molise Cultura tutta.

Basta? Sicuramente no, c’è ancora tanto da fare, c’è voglia di cultura e lo dimostra l’interesse crescente proveniente dalla cittadinanza. Una cittadinanza che per anni si è sentita a digiuno di cultura e che ora invece si scopre vorace. Una constatazione che non può che rasserenarmi. 




 
 
 

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