Immigrazione: pagano gli uomini, non i caporali
- IL PAMPHLET
- 2 ott 2018
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Riace è un esempio di integrazione, non c’è obiezione che tenga. Non saranno i grugniti di sottosegretari dalle dubbie competenze e con tendenze demenziali al complottismo a mettere in dubbio i fatti. Una paese morto, uno di quelli così familiari ai meridionali come me, è stato rivitalizzato. Come? Non c’è stato nessun miracolo, nessun supereroe, nessun reddito di cittadinanza e, anche se mi rendo conto sia incredibile da credere, nessuna chiusura domenicale dei supermercati nel circondario; c’è stata civiltà. Una comunità che ha capito che fotografarsi accanto a noti artisti di colore non ha nulla a che vedere con l’apertura mentale, una comunità che non confonde l’integrazione con la “sostituzione etnica” (sic!), una comunità guidata da un uomo con gli attributi.
Ovviamente, come spesso accade, sono proprio gli uomini con coraggio e passione a pagare. Questa mattina Domenico Lucano è stato infatti arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il Ministro degli Interni della Repubblica Italiana (sì, quello che apre le buste delle lettere in diretta che manco Maria De Filippi) si dice soddisfatto, d’altronde è naturale che lo sia quando uno dei pochi modelli di integrazione funzionanti, uno dei pochi capaci di mettere in crisi il suo castello di paure e menzogne che è stato capace di rifilare al proprio elettorato. Pochi mesi fa Salvini aveva definito Lucano uno zero, lo ha fatto con la stessa arroganza con cui i bulli si prendono gioco dei ragazzini con le spalle più strette delle loro, con quella spocchia machista tanto penosa quanto apprezzata dai sovranisti nostrani, con rabbia e frustrazione. Perché uomini come il sindaco di Riace fanno paura a Salvini, lo mettono di fronte alle proprie bugie. Ma Mimmo Lucano non è solo, è la comunità della cittadina che continua ad essere la prova vivente dell’efficacia del metodo, sono loro i veri vincitori, persone dalla quale io sento di avere soltanto da imparare.
E così la giostra del cambiamento continua la sua corsa, lontana dall’ultimo giro, lontana dall’ultima vittima delle loro vendette adolescenziali. Sappiate, cari lettori, che chi non prende posizione è un complice.
Carlo Scasserra
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