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Il Global Compact: Un'altra inutile battaglia.

  • Immagine del redattore: IL PAMPHLET
    IL PAMPHLET
  • 6 dic 2018
  • Tempo di lettura: 4 min


Immaginate se dopo grandissimi sforzi, tutti i capi di stato e le rappresentanze delle nazioni del mondo, si fossero incontrati e avessero siglato un accordo con i principi guida per porre un freno al fenomeno migratorio. Immaginate se tutti insieme, questi capi di stato, si fossero detti che il fenomeno migratorio va contrastato con misure strategiche attuate con una collaborazione internazionale. Ecco, in realtà questo è avvenuto. Più precisamente a New York, il 20 settembre dell’ormai lontano 2016. Era stato quello un momento di grande rilievo storico, considerando che per la prima volta tutte le nazioni discutevano con voce unanime sul problema migratorio, fenomeno cresciuto esponenzialmente e dunque da arginare e regolare. “Un punto di svolta nei nostri sforzi collettivi per affrontare la mobilità umana”, disse Ban Ki Moon, l’allora segretario delle nazioni unite.

Il documento siglato prendeva le mosse da una considerazione generale tanto banale quanto vera: “Sin dai tempi più antichi, l’umanità è in movimento. Alcune persone si spostano per cercare nuove opportunità e prospettive economiche. Altre per scappare a conflitti armati, povertà, mancanza di cibo, persecuzioni, terrorismo o violazioni e abusi dei diritti umani.” L’uomo è antropologicamente in movimento. Da qui si affermava che "Nessuno Stato può gestire da solo questi movimenti". Nasceva la ‘’Dichiarazione di New York sui migranti e rifugiati’’.


Dal testo si evinceva che sarebbero stati necessari impegni internazionali futuri, finalizzati alla messa in pratica dei principi di tale dichiarazione. Un percorso guidato dall’Onu da aprile 2017 ha poi portato le nazioni a stilare un successivo documento, il Global Compact, la cui adozione dovrebbe avvenire tra il 10 e l’11 dicembre di quest’anno, in una conferenza intergovernativa che si terrà a Marrakech.

Ma ecco che dopo questo tracciato storico durato più di due anni che sta per far nascere un documento concreto, l’Italia si oppone alla siglatura del patto: “Io sono assolutamente contrario al Global Compact”- dice Salvini - “Non vedo perché mettere sullo stesso piano i migranti cosiddetti economici e i rifugiati politici”. E ancora: "il Governo italiano non firmerà alcunché e non andrà a Marrakech".

A cui si aggiungono poi le linee dell’altra forza motrice del paese, i gialli. Conte e i suoi dicono che la vicenda va “parlamentarizzata”. A queste grosse voci si aggiungono le vocicchie dei fratellastri di Matteo Salvini. La sovranista Meloni ammette che un tale accordo sancirebbe l’invasione dell’Italia.


Ma è davvero così? Il Global compact rappresenta una minaccia per l’Italia?

Ovviamente NO. A partire dal fatto che questo documento non è vincolante, in termini giuridici. Il Global compact infatti non sottrae nessuna competenza agli stati firmatari, esso ha un valore poco più che simbolico, perché mette nero su bianco le linee guida comuni per contrastare il fenomeno migratorio.


Il Global compact ha 23 obiettivi principali, che partono dalla necessità di una attiva cooperazione internazionale. E infatti si legge che l’obiettivo 2 è “minimizzare le condizioni avverse e i fattori strutturali che spingono le persone ad abbandonare il proprio Paese di origine”. L’obiettivo numero 4 mira ad assicurare che tutti i migranti siano in possesso di documenti legali di identità, il numero 5 promuove i canali regolari di immigrazione, il numero 6 contrasta lo sfruttamento dei lavoratori immigrati (che fanno così concorrenza sleale agli autoctoni). L’obiettivo numero 9 è “rafforzare la risposta transnazionale al traffico di migranti”.

Il numero 11 prevede di mettere in sicurezza i confini degli Stati, contrastando l’immigrazione irregolare e favorendo quella legale. L’obiettivo numero 21 promuove gli accordi di rimpatrio dei migranti.

E va smentita anche l’affermazione del ministro dell’Interno secondo cui vengono posti sullo stesso piano “migranti economici” e “rifugiati politici”:

Preambolo, punto 4. “Rifugiati e migranti hanno diritto agli stessi diritti umani universali e libertà fondamentali (…) tuttavia migranti e rifugiati sono gruppi distinti, regolati da sistemi legali differenti. Solo i rifugiati hanno diritto a una specifica protezione internazionale definita dalle norme internazionali sui rifugiati”. Il Global Compact si occupa dei migranti nel complesso.”


Il Global Compact dunque è più vicino di quanto si pensi finanche agli stessi interessi sanciti dal contratto di governo giallo-verde, che dagli albori della campagna elettorale affermava la necessità di ricevere aiuti dalle altre nazioni per affrontare la questione migratoria. Ma allora per quale ragione sono ostili a tale accordo internazionale? Semplice, si tratta dell’ennesima inutile battaglia. Quando si dice che questo sia il governo della propaganda lo si fa con cognizione di causa, l’ostilità al Global Compact ne è l’ennesima prova. In realtà, ancora una volta c’è la ferma volontà dei grillo-leghisti di far fossilizzare il paese su una questione che dovrebbe essere ordinaria nell’agenda politica, distorcendone il messaggio. Si perché di fondo c’è la volontà di affermare un principio: l’Italia non ha nulla da spartire e condividere con gli altri. L’Italia non ha bisogno di accordi cooperativi. L’Italia è sovrana. Da qui tutta una serie di espedienti comunicativi per trasfigurare il vero contenuto del global compact. Espedienti a cui abboccherebbe l’italiano medio, privo di una informazione neutra. Ma ecco che, carte alla mano, ciò che affermano gli esponenti dell’attuale governo è ancora una volta falso. Il problema di fondo è che chi siede attualmente ai vertici della nostra Repubblica ha la distorta e distopica fantasia di rendere la nostra l’Italia un paese chiuso, sotto un’ottica protezionista. E quindi bene sfruttare finanche vicende che poco hanno a che spartire con una “minaccia dei nostri confini”, purché il messaggio distorto e modificato arrivi chiaro all’elettorato.


Alla fine della fiera poco ci rimane, se non una grave inadempienza e una grave irresponsabilità sui tavoli internazionali da parte della nostra nazione. Nazione, la nostra, che si è sempre distinta per un profilo internazionale basato su una grande arte della mediazione. Retaggio questo, che ci proviene da ragioni storiche quanto geografiche.

Ciò che rattrista quindi, è che sarà un’occasione persa, questa del Global Compact, che a nessuno poteva essere utile più di quanto lo sarebbe stata per noi Italiani.


Michele Messere

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