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Flower Injections: il commento alla seconda serata

  • Immagine del redattore: IL PAMPHLET
    IL PAMPHLET
  • 6 feb 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

di Michele Messere - E' la faccia di un Sanremo già riuscito. Una serata lunghissima, in molti sui social ad ironizzare: era mezzanotte ed avevano cantato soltanto 6 big. Lungaggini che ci hanno però risparmiato l'esibizione canora di Sabrina Salerno, scusate se è poco.



Pare che con ieri si siano riscritti i canoni delle tempistiche televisive: Irishman a confronto è stato un cortometraggio. Una serata infinita, tanto che più di qualcuno sui social ha ironizzato: La gif di Nancy Pelosi che strappa la scaletta è già Cult. Ma in realtà quello che sembra un errore di regia è il giusto compromesso per una serata piena di divertimento. Sempre che siate sopravvissuti allo psicodramma della reunion Ricchi e Poveri. In realtà il palco è stato un susseguirsi eterogeneo di sfumature del mondo musicale contemporaneo. Un caleidoscopio che ha ipnotizzato milioni di italiani (pare sia record di share dal festival di Pippo Baudo del '95). Come quando sul palco si è esibito Paolo Palumbo, il ventiduenne malato di sla, una creatura rara della natura. Un momento di religioso silenzio e di inconsueta magia mentre dal palco si realizzava una sorta di incantesimo: dopo aver sentito la sua storia evolvi inevitabilmente ad uno stadio altro e ti avverti come un uomo nuovo.

E poi l'ascolto delle restanti 12 canzoni in gara, e la consapevolezza non soltanto della singolarità di questo Sanremo, ma anche della caducità dello stesso: dovremo aspettare anni prima di rivedere così tanti bei componimenti tutti assieme. Sarà per una congiunzione astrale, sarà per incomprensibili meccanismi metafisici, ma quest'anno, tolti tre o quattro dei brani presenti in gara, i restanti sono tutti i potenziali vincitori di una comune edizione della kermesse dei fiori. Si era fatto presto a dire dei due anni passati che la musica sarebbe stata al centro soltanto perché alla direzione artistica c'era Baglioni. Ed in principio sembrava vero, ma ora il confronto non regge. Si rompe la legge fisica del "le canzoni dello scorso anno erano meglio di quelle di quest'anno".

Il miracolo sembra agire su chiunque: penso ad Elettra Lamborghini il cui disastro sembrava annunciato, eppure, nonostante la sua voce abbia sofferto la tensione del momento, perfino lei appare infusa dell'incanto. Un latino "cortese", filtrato, che si presta ai canoni sanremesi. Persino il twerk è stato garbato. Forse anche troppo (chi l'avrebbe mai detto). Anche Pelù all'inizio dell'esibizione sembrava soffrire la tensione, ma il principe del rock sa come riprendersi. Un buon pezzo, a metà tra ciò che gli scorre nelle vene e le melodie di un cartoon. Esibizione adrenalinica quella dei Pinguini Tattici Nucleari, con un arrangiamento superbo.

Se il mondo fosse un posto giusto Nigiotti arriverebbe 25esimo (i posti in gara sono 24). Se non hai creatività c'è poco da fare. Sempre se il mondo fosse un posto giusto Levante, dopo aver vinto Sanremo andrebbe a vincere anche l'Eurovision. Nel suo pezzo una grandezza d'animo inconsueta. Mi ha rubato il cuore. Gabbani difficile da decifrare. Una melodia da Zecchino D'oro che dietro di se cela le aspirazioni di un buon testo, che più che aspirazioni a me appaiono come velleità. Ma stando all'accoglimento del pubblico il triplete non sembra poi così impossibile. Giordana Angi? La melodia butta il fumo sugli occhi allo spettatore che diventa ostaggio di una grossa paraculata: "mamma ti voglio bene". Ma il brano non è da buttare.

Rancore e Junior Cally si pongono sulla scia di un'evoluzione del rap, che si fa rock pieno di rabbia, e si mettono in fila ad Anastasio nel calcare le orme di un sentiero già esplorato da Salmo. I loro pezzi sono buoni ma i contendenti sono tre per un solo posto sul podio.

Chi cerca di evolvere ma con scarsi risultati è invece Zarrillo, sarà difficile trovare qualcuno che parteggi per lui. Una bella ballata quella di Jannacci. Ma se di ballate dobbiamo parlare, la versione magistrale è quella di Tosca. Lo so, molti di voi non riusciranno a digerire il voto che le darò. Lo so, non riuscirete a comprendermi, ma non è colpa vostra, un brano senza ritornello disorienterebbe chiunque, soprattutto chi è in cerca della canzone Sanremese. Ma ragazzi, siamo di fronte ad un'interpretazione che vede la Grazia e la sfiora con l'estremo di un dito.


Ciò che invece avrebbe bisogno di una scarica della Grazia di Dio è la giuria demoscopica che riesce a tirar fuori una classifica provvisoria così scriteriata che se mi ci fossi messo d'impegno non sarei riuscito nemmeno a concepirlo questo aborto della mente (dis)umana. Sorgono postume, come da anni a questa parte, meditazioni sulla ragione d'esistenza di quest'organo decisionale. Ok che l'universo è caos e disordine, ma in quella classifica c'era un livello di entropia così elevato che ho temuto seriamente la morte termica dell'universo. (lo so che non "siete studiati" e per questo vi metto il link).


Qualcuno ha detto si trattasse di un monologo, in realtà quello di Emma D'Aquino era uno straordinario pezzo giornalistico. Lei che, noncurante del gobbo, è salita sul palco con in mano la pagina con sopra gli appunti. Un inno a quell'informazione vera tanto desiderata dall'uomo post-moderno. Un esempio tangibile di quei milioni di giornalisti nel mondo che ogni giorno studiano per dire quello che dicono e che ogni giorno rischiano la vita per la verità. Un'altra conferma di una serata davvero riuscita. Nonostante la condensazione di così tanti momenti in così poche ore.


 
Le pagelle:

Piero Pelù 7

Enrico Nigiotti 3

Elettra Lamboghini 6

Levante 9

Pinguini tattici nucleari 7 1/2

Francesco Gabbani 6 1/2

Paolo Jannacci 7

Rancore 7

J Cally 7

Giordana Angi 5 1/2

Zarrillo 5

Tosca 10


 
 
 

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