Chissà cosa diresti, o rivoluzionario...
- IL PAMPHLET
- 6 gen 2019
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 9 gen 2019

Inizia un nuovo anno. Il duemiladiciannovesimo dalla nascita dell’essere umano più rivoluzionario di tutti i tempi. Un nuovo inizio che tanto di nuovo non ha, nonostante tutte le nostre congetture finalizzate alla stabilizzazione del tempo. Nonostante la nostra umana e fallibile voglia di porre dei punti di riferimento su quella concettuale ed astratta quanto concreta linea retta che va sotto il nome di ‘’tempo’’. Forza fisica e immateriale, quanto materiale e calcolabile. E nonostante il suo fluire continuo ed incontrovertibilmente inarrestabile, siamo qui ancora una volta a scambiarci gli auguri per il nuovo anno, degli “auspicia” scambiati gli uni agli altri: ‘’che questo anno possa essere meglio dell’anno scorso’’, che se dovesse avverarsi di anno in anno dovremmo tutti tendere verso uno stadio di assoluta serenità, grazie soltanto agli auguri di fine anno. Ma in realtà no, non c’è nessuna tensione verso il Nirvana, a meno che voi non abbiate deciso di rifugiarvi su di un monte da eremiti e praticare ‘’L’OM’’ sacro. Gli auguri di fine anno non sono un ‘abra cadabra’. Ma quindi gli auguri di capodanno a cosa ca**o servono? Sono inutili? Non proprio, non lo sono se finalizzati ad un miglioramento della propria sfera individuale.
Dunque inizia un nuovo anno che ha tanto il sapore di una gomma già masticata. Si perché in fondo non cambiamo mai, e se non cambiamo non possiamo aspettarci che si realizzino quegli auspicia tanto attesi. E le storielle rimangono sempre le stesse. Nonostante il percorso cristiano abbia concluso il suo ciclo annuale per la duemiladiciannovesima volta.
Chissà se quell’uomo di cui parlavo prima se lo sarebbe mai aspettato, parlo di quello più rivoluzionario di tutti i tempi, chissà se si sarebbe mai aspettato che gli uomini avrebbero cercato fallibilmente di seguire i suoi insegnamenti per duemiladiciannove anni. Se fossi stato in lui e qualcuno mi avesse detto che per duemiladiciannove anni gli esseri umani avrebbero perseguito i miei insegnamenti sotto luci di misericordia, pace, amore e fratellanza, quantomeno mi sarei aspettato che al duemiladiciannovesimo anno il mondo sarebbe stato abitato da soli santi, in un giardino dell’eden che non avrebbe avuto nemmeno più il bisogno della mano di Dio per l’autosufficienza della Bontà, quella sacra con la lettera maiuscola. E invece non è così, è il duemiladiciannove e anche se al mondo qualche santo esiste certamente, non possiamo dirci soddisfatti, niente giardino dell’eden, niente Bontà dalla lettera maiuscola. Anzi, è il duemiladiciannove e in Italia come nel resto del mondo si sta diffondendo una ondata di paura irrefrenabile, più irrefrenabile del tempo stesso.
E’ iniziato il duemiladiciannove e 3 milioni di Italiani seguono su Facebook (…che altro che Eden) il più miscredente dei connazionali vivente, che giunge finanche a giurare su quella che per molti è un testo sacro ma che per lui non è altro che un libro che non ha mai aperto in vita sua e che è stato democraticamente eletto a ministro dell’Interno.
E’ il duemiladiciannove e gli esseri umani sono capaci di mettersi gli uni contro gli altri in una battaglia stupidamente indotta da qualcun altro: si è capaci di litigare per decidere se aiutare o meno le persone che stanno più in difficoltà. Si è capaci di litigare affinchè altri esseri umani debbano o non debbano entrare nei ‘’nostri confini’’. I ‘’nostri confini’’, chissà cosa penserebbe quel rivoluzionario di duemiladiciannove anni fa se gli dicessi che vengono ancora contesi i confini geografici nel duemiladiciannove. Di certo non capirebbe come mai in tanti si affermano seguaci della sua dottrina a questo punto.
E chissà cosa direbbe quel rivoluzionario se gli dicessi che la grande e forte Europa (che tanto forte nemmeno sembra esser più) si diverte al gioco dei colonialisti da 500 anni a questa parte, a discapito del continente africano, gli ultimi 100 dei quali realizzati tacitamente.
Chissà cosa direbbe della grandissima ipocrisia dell’invasione inventata da quattro scapestrati seguiti da un grande pubblico di poveri ed affamati plebanti, in costante lotta fra loro, negli strati più bassi e fangosi. Chissà cosa direbbe se aprisse la più grande piattaforma di condivisione di contenuti ed idee al mondo, facebook, capace di unire in un solo luogo miliardi di persone. Ecco, Chissà cosa direbbe. Anzi, chissà se una volta aperto facebook quel rivoluzionario di duemiladiciannove anni fa restasse ancora il rivoluzionario più grande della storia dell’uomo. Ecco, si, mi soffermerei su questo esatto punto: sapete che Facebook è un meccanismo convulso che alimenta facilmente l’odio fra esseri umani? Non sto dicendo che esso sia una macchina del diavolo, né sto esponendo tesi complottiste, sto riportando il dato di un importante studio compiuto dai ricercatori dell’università di Warwick, secondo cui all’aumentare dell’uso del social media, aumentano gli attacchi fisici a stranieri e persone di diverso colore della pelle finanche del 50%. E questo non perché dietro facebook ci siano o meno dei manipolatori di coscienze, bensì perché alla base dell’attuale algoritmo della piattaforma c’è la concezione delle cosiddette ‘’bubble’’, ovvero bolle, virtuali, che ingabbiano l’utente in uno schema fisso che gli permetterà di interagire soltanto con la propria ristretta cerchia di affetti ed amicizie che la pensano e si espongono allo stesso in cui lui si esprime. Una grande esposizione a tale meccanismo circolarmente chiuso fomenta la distribuzione di astio nei confronti di chi non la pensa allo stesso nostro modo, aumenta la paura e la diffidenza dell’uomo nei confronti di esseri del suo stesso genere, perché intrappolato in un meccanismo che tende a farlo sentire al sicuro soltanto nella cupola delle persone ‘’benpensanti’’. Per contro, sempre alla base di questo social media, c’è una grandissima libertà di espressione delle proprie idee, che fermenta delle vere e proprie bolle di ideologie estremizzate perché inglobate all’interno di una ‘’sfera senza ossigeno’’. Questa grossa mina vagante che va sotto il nome di facebook che rende facilmente schiave le persone allo scuro di questo stesso meccanismo-bolla.
Tutto ciò è andato indubbiamente a favore di chi per primo ha saputo speculare e che ora siede sugli scranni alti delle politiche mondiali e che continua di giorno in giorno a fomentare, alimentare astutamente la grossa macchina dell’odio. Chissà cosa direbbe quel rivoluzionario di tutto ciò.
E ancora, chissà cosa penserebbe della regressione socio-culturale che ha portato numerosi gruppi di persone a complottare sull’esistenza dell’Australia e sulla forma del nostro stesso pianeta Terra.
Fortunatamente, quel rivoluzionario e morto ormai millenovecentoottantasei anni fa e per chi come me non crede alla sua missione trascendente, per chi come me non crede alla sua resurrezione, è soltanto un bene. Almeno io, noi, riusciamo a vivere ben più tranquillamente dovendo fare i conti soltanto con la nostra coscienza morale e non farla conciliare con la morale indotta della religione cristiana. Almeno non dobbiamo sentirci ''peccatori''. Ed è un bene anche per lo stesso rivoluzionario nato duemiladiciannove anni fa, che almeno non è costretto ad assistere all’ipocrita scempio.
Io invece, che vivo nel duemiladiciannove posso soltanto dire una cosa: possiamo sempre cambiare. Stacchiamo tutto. Resettiamo il nostro cranio. Rilassiamoci per un secondo e facciamo durare il secondo più tempo possibile. Possiamo davvero tendere verso quell’utopico sistema di Bontà, possiamo davvero creare la Felicizia, citata da Mattarella nel discorso di fine anno. Mettiamoci avanti ad uno specchio e facciamoci il vero augurio del duemiladiciannove, che va fatto a noi stessi e va inteso come linea di condotta: ‘’Vuoi che le cose migliorino? Migliorati’’. Ok, siamo arrabbiati, siamo frustrati, siamo sfruttati, siamo ammalati, siamo incancreniti, siamo fallibili, ma lasciamoci indietro queste inutili campagne d’odio. E’ facile perdere il controllo, farsi prendere la mano, è facile sguinzagliare quell’istinto animale che sa di homo homini lupus hobbesiano, più facile che fare del bene. Facile perché istintivo. Più difficile è far prevalere la coscienza ed il lato razionale, ma pensateci bene: se non fosse per la Ragione, cosa è che ci differenzia dagli animali?
Buon duemiladiciannove, MICHELE.
Michele Messere
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