CAMPOBASSO DELENDA EST vol. II
- IL PAMPHLET
- 22 lug 2018
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Questo potrebbe essere l’ultimo anno del Festival del teatro popolare del Quartiere San Giovanni. Si é aperta in tal modo la presentazione della ventiduesima edizione del festival che si tiene nel caratteristico parco di via Lombardia.
Questo é dovuto alle misure restrittive della circolare Gabrielli, nata a seguito degli ultimi attentati terroristici e che impone accorgimenti anche per una rassegna culturale che coinvolge una piccola realtà quale quella del parco San Giovanni.
Il risultato é che per quest’anno sono stati previsti 300 posti a sedere di contro i 700 degli anni passati.
Ciò che tengono ad affermare gli organizzatori é che un’associazione di volontariato non riuscirebbe mai a far fronte a tutte le spese per la messa in sicurezza del parco affinché la manifestazione si svolga allo stesso modo in cui si é svolta negli anni passati: “Estintori, transenne, lampade per uscite di emergenza, stewards, soccorso sanitario ed altro ancora che farebbe impallidire qualunque organizzatore non professionista.
Premesso che crediamo fermamente nell'importanza della sicurezza pubblica, tuttavia ci chiediamo come possa una semplice associazione di volontari affrontare una simile mole di interventi e, soprattutto, come possa affrontare i relativi costi.” Questo si legge in una nota comparsa qualche giorno fa sul sito dell’associazione san giovanni.
Apprendo tutto questo con una grossa mole di tristezza. Ho frequentato annualmente il festival del teatro popolare. É un appuntamento fisso che si rinnova di anno in anno. E ho sempre accolto con grande letizia che le presenze a tali eventi andavano consolidandosi nel corso degli anni. Fino a quest’anno.
Mi chiedo come sia possibile che venga posto freno così gravoso ad una delle realtà culturali più brulicanti di questa città. In un centro abitato di poco meno di 50000 abitanti, dove si fa fatica a trovare proposte culturali e persone che realizzino tali proposte, vengono a sfumare anche le pochissime esistenze che sono ossigeno nelle umide, afose e vuote estati campobassane. Si prosegue così quindi, con pochissime agevolazioni da parte delle amministrazioni comunali di questa regione, in cui chi crede che si possano realizzare progetti concreti per la crescita culturale della comunità viene lasciato solo, abbandonato a sue fortune. Questo del festival del teatro popolare ,invece, era una presenza ormai consolidata che avrebbe dovuto continuare a consolidarsi e radicarsi nel tempo e nella storia del quartiere san giovanni, quartiere che sta cercando in tutti i modi di lasciarsi alle spalle un passato buio, che sta scavando nella grotta per trovare un varco da cui far entrare finalmente la luce. Si pensi a questa manifestazione ma anche all’associazione Malatesta che in quei luoghi sta realizzando il centro di gravità della nuova arte, quella povera, di strada, realizzata sui muri, ma che permette di tenere ancora qualche riflettore puntato dall’esterno sulla nostra città.
É giustissimo che esistano le misure di sicurezza, così come é indispensabile un’aiuto economico per realtà culturali degne di nota come quella che si tiene da ventidue anni nel parco di via Lombardia.
Spero che in futuro l’amministrazione potrà prendere coscienza che investire sul situazioni come questa significhi investire sul futuro di una collettività più coesa e istruita.
Dalla nuova Cartago é tutto.
Michele Messere
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